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Modalità di trattamento della Sarcoidosi negli USA

Commento

Per quanto ancora oggi considerata una malattia “rara”, con incidenza a livello globale non superiore a 40 casi ogni 100.000 abitanti, la sarcoidosi presenta una estrema variabilità epidemiologica fra paesi ed etnie diverse. Questa granulomatosi sistemica, di cui ancora è ignota la eziologia, presenta allo stesso modo una grande variabilità di presentazione clinica e andamento: in molte situazioni la risoluzione è spontanea e indolente senza necessità di cura (fino al 60% dei pazienti), mentre in altri casi è richiesta una terapia continua a causa di sintomi e interessamento di organi con rischio di progressione, come nel caso del polmone.
La terapia della sarcoidosi, secondo le linee guida internazionali (come quelle dell’ATS – American Thoracic Society, ERS – European Respiratory Society e della WASOG – World Association of Sarcoidosis and Other Granulomatous Disorders), è quindi personalizzata in base alla sede della malattia, severità, attività e sintomatologia. I corticosteroidi sistemici rappresentano il farmaco di prima linea, mentre gli immunosoppressori vengono considerati per la terapia solo in caso di inefficacia dei primi secondo raccomandazioni basate tuttavia su un basso profilo di evidenza.
L’articolo in questione informa sulle opzioni di terapia adottate negli USA, attingendo da registri pubblici disponibili, e che hanno riguardato oltre 13.000 pazienti. La terapia viene comunemente iniziata entro 1 anno dalla diagnosi in quasi la metà dei casi, mente l’utilizzo dei farmaci immunosoppressori (differenti a seconda dell’organo coinvolto) è limitato al 40% dei pazienti. L’avvio delle cure farmacologiche è più frequente nella razza nera, in caso di coinvolgimento di polmone, cuore, SNC, e in concomitanza con sintomi sistemici (affaticamento) o sindromi da accompagnamento (ipercalcemia).

Background

Negli Stati Uniti, sono disponibili pochi farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) e dati di real-world sul trattamento della sarcoidosi. La concordanza tra le pratiche terapeutiche e le raccomandazioni delle linee guida non è stata ben caratterizzata.

Quesito dello studio

Quali sono le pratiche terapeutiche e i fattori associati al trattamento dei pazienti con sarcoidosi nell’anno successivo alla diagnosi?

Materiali e metodi

È stata condotta un’analisi retrospettiva su pazienti con sarcoidosi dal 2016 al 2022 utilizzando un database multicentrico di richieste di rimborso per tutti i contribuenti (TriNetX). Sono stati accertati i trattamenti con corticosteroidi e/o farmaci immunosoppressori non steroidei (metotrexato, micofenolato, leflunomide, idrossiclorochina, ciclofosfamide, infliximab, adalimumab, azatioprina, rituximab e inibitori delle Janus chinasi) entro 1 anno dalla diagnosi. Abbiamo riepilogato i tassi di trattamento e la sequenza dei farmaci prescritti per rango medio e utilizzato analisi di regressione logistica multivariata per identificare i fattori associati al trattamento.

Risultati

Dei 13.330 pazienti con sarcoidosi inclusi nello studio, 5.671 (42,5%) hanno ricevuto il trattamento entro 1 anno dalla diagnosi. Tra i pazienti trattati, il 60% ha ricevuto solo steroidi, il 13% solo immunosoppressori non steroidei e il 27% entrambi. Inoltre, il 25% dei pazienti trattati ha ricevuto un immunosoppressore non steroideo come primo farmaco. I corticosteroidi hanno avuto il rango medio più basso, indicando che sono stati, in media, il primo farmaco iniziato. Tra i pazienti con coinvolgimento polmonare o cutaneo, il secondo farmaco iniziato, in media, è stata l’idrossiclorochina; in quelli con coinvolgimento cardiaco o neurologico, sono stati rispettivamente adalimumab e micofenolato. I fattori associati a maggiori probabilità di trattamento sono stati la razza nera, il coinvolgimento di organi al basale (polmonare, cardiaco e neurologico) e la presenza di comorbilità (affaticamento, ipercalcemia e malattia polmonare interstiziale).

Interpretazione

Entro il primo anno dalla diagnosi, il 43% dei pazienti con sarcoidosi ha iniziato il trattamento. Gli immunosoppressori non steroidei sono stati utilizzati nel 40% dei pazienti trattati. Sebbene i fattori associati all’inizio del trattamento fossero in linea con le raccomandazioni delle linee guida, i modelli di trattamento sono risultati variabili, in particolare nella scelta e nella sequenza della terapia immunosoppressiva non steroidea, il che sottolinea la necessità di futuri studi e studi di efficacia comparativa